Hamelin
di Angela Villa (dramma.it , 18 giugno 2013)
C’è stato un abuso, forse. Il delicato suono di un fluato, ci conduce nei meandri del linguaggio che confonde, crea sospetti, denuncia, indaga. Il tema è di grande attualità, l’influenza dei media in un episodio di pedofilia, le gravi conseguenze che nascono da un uso sbagliato del linguaggio. Scelta coraggiosa, quella degli INCAUTI, mettere in scena un testo difficile, ricco di sfumature, ambiguità, ma anche molto poetico. I giovani artisti di questa associazione culturale, hanno un obiettivo preciso: partecipare attivamente all’evoluzione del teatro e dell’arte contemporanea, approfondire un percorso artistico e culturale puntando sulla ricerca. E ci riescono benissimo, la regia esalta la parola scenica dell’autore e crea lampi ed evoluzioni corporee, ben sostenute dagli attori in buona armonia fra loro. Tutto questo si avverte molto bene, due ore trascorrono senza peso. Molte le trovate sceniche, a cominciare dall’ingresso, gli attori bussano con prepotenza, irrompono sulla scena come se ci fosse un’emergenza in atto, hanno una storia da raccontare, si preparano in fretta, la verità non può aspettare. In scena con loro anche la voce del drammaturgo nelle vesti di un personaggio particolare: il Didascalista, quasi un regista, che rappresenta il tramite fra un mondo ingabbiato in definizioni e stereotipi da smantellare, e la verità della parola scenica. Il Didascalista racconta quello che non si può vedere in scena, definisce i tempi, coinvolge gli spettatori, descrive le anomalie del teatro e lancia un’accusa a tutti noi: un colpevole c’ è sempre, ma la responsabilità è condivisa, è di tutti quelli che non si curano dei bambini, li lasciano soli, non li ascoltano. Ma attenzione la verità non è solo una. In un passaggio decisivo si mette in luce un altro aspetto della vicenda. I bambini amano essere rapiti, esiste una sessualità anche nell’infanzia chi nutre qualche dubbio su questo aspetto, legga pure un libro molto interessante, anomalo, in voga qualche anno fa, ormai fuori catalogo, forse l’autore l’ha letto, ci sono alcuni riferimenti: «Co-ire album sistematico dell’infanzia» (Réné Schérer e Guy Hocquenghem Milano,Feltrinelli, 1979) “Esiste un eros infantile, esiste una dimensione erotica nel rapporto fra adulti e bambini. I bambini hanno una sessualità ben sviluppata, sveglia e piena, anche se diversa, e pertanto desideri che si rivolgono verso adulti, altri bambini, animali. La condizione infantile è dunque molto più ricca, varia e trasgressiva di quanto noi preferiamo vederla”. La verità, quindi, e le sue infinite sfaccettature, questo il messaggio profondo del testo di Juan Mayorga considerato uno degli autori più importanti della sua generazione. La sua produzione comprende testi originali e adattamenti di opere classiche, rappresentati in moltissimi paesi e già tradotti in numerose lingue. In italiano è uscita una raccolta di sue opere per le Edizioni Ubulibri. C’è stato un abuso, forse. Un giudice indaga in cerca della verità, vuole trovare il colpevole, vuole essere il “salvatore”. Ma non riesce a salvare neanche il suo matrimonio, non riesce ad occuparsi neanche di suo figlio. Conduce l’indagine con scrupolo, sospetta una rete di pedofili in città. Un giovane esponente della borghesia cittadina è l’indiziato. Avrebbe per anni abusato di un ragazzino di dieci anni, proveniente da una famiglia numerosa e indigente e l’avrebbe anche sostenuta economicamente. In una dimensione spazio temporale indefinita, si mostrano le vite dei personaggi coinvolti, i genitori del bambino, la moglie del giudice, una donna infelice che non riesce a comunicare con il marito, anche lei in serie difficoltà, ha un figlio violento che non riesce a capire, una giovane psicologa convinta di avere la verità in tasca… Il bambino viene allontanato dalla famiglia perché i genitori non hanno saputo proteggerlo, viene mandato in un centro d’accoglienza, sotto la tutela del giudice. E’ stata la scelta più giusta? Gli interrogativi restano aperti.