Madagascar-Lituania d’Africa in fuga dal comunismo
di Laura Bevione (Hystrio , anno XIV n.3-2011)
Dici Lituania e subito di viene in mente Nekrošius o, magari, Koršunovas, ma sicuramente ti è ignoto il cognome Ivaškevicius. Eppure il suo dramma, scritto e rappresentato per la prima volta nel 2004 e mai proposto prima in Italia, brilla per intelligenza e per acume drammaturgico. Il testo si fonda su un’ipotesi utopica e strampalata: e se l’intera Lituania venisse trasferita nell’esotico Madagascar, fuggendo così all’opprimente dominio sovietico e riuscendo a preservare la propria orgogliosa unicità? Siamo nei primi decenni del Novecento e la realtà della piccola ma culturalmente vivace repubblica baltica è compromessa dalla povertà, dallo smarrimento ideologico e dalla perdita della libertà. Il regime comunista si appropria di popoli e luoghi e, allo stesso modo, tenta di colonizzare coscienze. Il prete-filosofo, lo studente utopista, le universitarie che sognano principi azzurri, l’emigrata a Parigi senza più fiducia negli uomini, l’ambasciatore un po’ folle. Personaggi grotteschi che rivelano il disorientamento di un intero popolo. E l’umorismo che innerva il dramma viene tradotto dall’ingegnosa e solida regia di Stefano Moretti in policromo grottesco. Una tonalità che contraddistingue anche l’interpretazione dell’affiatata compagnia, impegnata in rapidi cambi di scena – e personaggi. Non soltanto, coerente con il disegno registico è l’immaginosa scenografia: una libreria, una versatile struttura metallica, alcuni fantasiosi e/o sovradimensionati oggetti di scena, dal “drago” simbolo del comunismo all’ananas gigante, assaggiato per abituarsi ai sapori esotici. Paradossale, grottesco, utopico: aggettivi che non soltanto descrivono alla perfezione il sogno di trasportare la “lituanità” nel remotissimo Madagascar, ma qualificano questo spettacolo, frutto di curiosità intellettuale e di coraggiosa intelligenza creativa.