TORINO – La Repubblica.
Cinque ore di bellezza per aprire il mastodontico Progetto Domani di Luca Ronconi. è uno spettacolo affascinante e di grande intelligenza questo “Troilo e Cressida” inaugurale, peraltro non immune agli eccessi che comporta il puntuale innamorarsi del nostro più autorevole regista allo scavo e alla dilatazione dei temi affrontati e approfonditi in ogni possibile particolare a costo di prolungare l’ azione, a volte già rallentata dalla erronea speranza di favorirne in tal modo la ricezione. Sopra tutti qui si impone il tema della guerra che di questo evento olimpico è uno dei temi portanti, ma andando dal generale al particolare risalta pure la crisi dell’ individuo o dell’ eroe che, al fronte o nelle case, risponde alla prova bellica immergendosi nella ricerca di se stesso. Il primo epico conflitto tra Oriente e Occidente viene situato dalla scena di Tiziano Fanti su una terra vulcanica e un po’ lunare che può evocare degli scavi archeologici dove via via emergono dal profondo, grazie a dei montacarichi nuovi scogli rocciosi con gruppi di personaggi definiti nella loro appartenenza dai sostegni ai quali si appoggiano, che possono andare dai mobili a una jeep, sullo sfondo delle tre monumentali pareti nere che chiudono lo spazio come mura della città e possono aprire dei varchi per nuovi ingressi. Basta infatti il lento scorrere di una sbarra metallica a farci passare dalle dimore dei Troiani nell’ abitato agli accampamenti dei Greci all’ esterno. Ma a confrontarsi nella acuta lettura ronconiana che esce dal compendio delle due traduzioni di Gabriele Baldini e Luigi Squarzina, sono due diverse epoche: gli orientali appartengono infatti a una società più antica di stampo ancora familiare, dove è il vecchio re, circondato da una figliolanza simbolicamente pletorica, a reggere le fila del potere, mentre per i Greci questo potere è suddiviso tra diverse cosche di generali e quindi più facilmente succube a compromessi, ricatti e gelosie. La conseguenza più rilevante sta nel porci quindi davanti anche a due diversi tipi di abbigliamenti tra Oriente e pepli ellenici gli assediati, in divisa kaki i Greci; e mentre i primi combattono con le spade i secondi usano i fucili, mettendo così in scena, e non per un gratuito capriccio, una guerra che riunisce due epoche lontane come era già costume nella fantasia elisabettiana, che in questo Progetto si assomma con quella avveniristica del trittico inglese di Edward Bond che vedremo nei prossimi giorni. Ma tutta la storia con le sue suddivisioni si svolge attorno ai due innamorati del titolo, Troilo, teucro campione della fedeltà, e Cressida, grecizzata e votata al tradimento, lontani echi dei due tragici amanti veronesi affidati dal regista a due giovanissimi acerbi ma fisicamente molto efficaci nella buona e nella cattiva sorte, quali Francesco Scianna e Irene Petris. Un’ altra peculiarità dello spettacolo sta nel sottolineare con passione l’ omologo rapporto di attrazione-repulsione tra i due eroi delle armate contrapposte, il grande Ettore di Tommaso Ragno che, contrariamente alla tradizione, muore per un agguato vigliacco, e il laido Achille di Raffaele Esposito, suo assassino per gelosia. A tirar le fila di questo gioco di simmetrie ci sono però secondo tradizione i due buffoni dei due campi, che affidati entrambi a Riccardo Bini, più felice nel dar vita al maledettismo del greco Tersite che alla troppo compiaciuta ruffianeria di Pandaro. Da ricordare ancora nel cast a volte disuguale di trentacinque attori almeno Giovanni Crippa, Simone Toni e Iaia Forte, in rosso o seminuda nelle due scene di Elena. – FRANCO QUADRI